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COSA SONO I DISTURBI OSSESSIVI COMPULSIVI E DISTURBI CORRELATI?

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è un disturbo psichiatrico caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

 

Le Ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o inappropriati e che causano ansia o disagio marcati. La persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni.

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

Le Compulsioni sono comportamenti ripetitivi (per esempio lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per esempio pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente. I comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti, comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.

 

Precedentemente inserito nel capitolo dei disturbi d’ansia oggi, in seguito all’aggiornamento del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali del 2013 (DSM-5), il DOC è stato inserito in una nuova categoria. Questa nuova categoria comprende non solo il Disturbo Ossessivo Compulsivo, ma anche il Disturbo da Dismorfismo Corporeo, il Disturbo da Accumulo, il Disturbo da Escoriazione e la Tricotillomania.

QUALI SONO I DISTURBI OSSESSIVI COMPULSIVI?

E’ caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) e/o compulsioni (che servono a neutralizzare l’ansia).

 

Ossessioni più comuni

  • paura dello sporco, con il pensiero che il proprio corpo (spesso le mani) o altri oggetti siano sporchi nonostante numerosi lavaggi;
  • fobia di contaminazione, caratterizzata dalla paura che un contatto fisico (ad esempio una stretta di mano) possa portare malattie;
  • dubbi frequenti su azioni abituali (ad esempio se è stata chiusa la macchina o se si è spento il gas);
  • ordine e simmetria con profondo disagio se non viene mantenuto un determinato ordine (ad esempio se vengono messi in disordine gli oggetti sopra una scrivania);
  • paura di perdere il controllo e fare del male a sé stessi oppure agli altri;
  • pensieri di tipo blasfemo;
  • paura riguardo alla propria identità di genere (ad esempio di essere omosessuale o lesbica, ma senza in realtà esserlo).

 

Compulsioni più comuni

  • pulirsi frequentemente (in particolare fare spesso la doccia o lavarsi ripetutamente le mani);
  • controllare per fugare i dubbi ossessivi (controllare più volte se si è chiusa la macchina o se si è spento il gas);
  • mettere in ordine i propri oggetti mantenendo rigidi schemi (ad esempio rispettando la simmetria nella disposizione degli oggetti sulla scrivania);
  • contare e ricontare oggetti;
  • compulsioni mentali (ripetere una parola, una frase o una preghiera più e più volte nella propria mente).

 

In generale i sintomi compulsivi sono rituali ripetitivi che si strutturano intorno a rigide regole che non possono essere infrante. L’infrazione anche minima di una di queste regole porta, in genere, allo scoppio di una crisi e obbligano il soggetto a ripetere nuovamente il rituale compulsivo.

 

Le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di 1 ora al giorno) o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le attività o relazioni sociali usuali.

Secondo il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), per poter fare diagnosi è necessario che l’individuo soddisfi i seguenti criteri:

  • Presenza di ossessioni o compulsioni o entrambe.
  • Le ossessioni e le compulsioni sono causa di grave perdita di tempo durante la giornata e minano il normale funzionamento sociale, relazionale e psicologico dell’individuo.
  • I sintomi ossessivo-compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di altra condizione medica.
  • Il disturbo non è meglio giustificato da sintomi di altri disturbi mentali.

Le cause che portano a sviluppare un disturbo ossessivo compulsivo sono varie. Infatti, come per molti disturbi psichiatrici, non è possibile attribuire ad un solo fattore lo sviluppo di un DOC. Le ipotesi relative alle possibili cause sono molte, ma principalmente si dividono in due grandi gruppi: le cause psicologiche e quelle biologiche e genetiche. Ad oggi non esistono risposte certe, è comunque probabile che esistano cause predisponenti, cause precipitanti e fattori in grado di mantenere nel tempo il disturbo.

 

 

Trattamento: uno degli interventi psicologici più efficaci nella cura del disturbo ossessivo compulsivo è l’approccio cognitivo-comportamentale, mentre quello psico-analitico non sembra avere in letteratura scientifica una provata efficacia, soprattutto durante la fase acuta del disturbo.

Le cure farmacologiche di elezione per il disturbo ossessivo compulsivo sono quelle che hanno effetti sul sistema serotoninergico. In particolare, molti farmaci SSRI hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento del DOC, riducendo i sintomi in modo significativo, migliorando il tono dell’umore e riducendo l’ansia. È comunque importante sottolineare che, nella cura di questi disturbi, la terapia farmacologica può essere diversa tra individuo ed individuo, sia per la scelta del farmaco che per la posologia. Per queste ragioni è sempre importante affidarsi al proprio medico psichiatra per una corretta cura farmacologica che tenga conto delle variabili individuali del soggetto.

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In base alla più recente revisione del Manuale Diagnostico Statistico delle Malattie psichiatriche (DSM-5), il disturbo di dismorfismo corporeo fa parte dello spettro del “Disturbo ossessivo compulsivo e disturbi correlati” e per emettere una diagnosi differenziale specifica è necessario riscontrare:

  • Preoccupazione nei confronti di uno o più difetti fisici non oggettivamente rilevabili o trascurabili da parte di altre persone;
  • Adozione di comportamenti ripetitivi o rituali (guardarsi allo specchio, toccare la parte difettosa, ricercare rassicurazione ecc.) o atteggiamenti mentali (pensieri ossessivi, costante confronto con gli altri, convinzione di essere osservato e giudicato ecc.) in risposta alla preoccupazione per il difetto fisico;
  • Forte stress, ansia e calo del tono dell’umore causati dalla persistente preoccupazione per il difetto fisico;
  • Il difetto fisico oggetto della preoccupazione è diverso dal peso corporeo/massa grassa (in questo caso, è probabile la presenza di un disturbo del comportamento alimentare);
  • La consapevolezza che il difetto lamentato sia in realtà minimo o inesistente può essere nulla, parziale o elevata, ma ciò non incide sul grado di penetrazione dei pensieri/comportamenti ossessivi nella vita quotidiana.

Gran parte dei casi esordiscono nell’adolescenza, quando le naturali e repentine modificazioni del corpo in crescita si sommano a una delicata fase di definizione della personalità e dei rapporti con il mondo esterno, creando un disagio di norma ritenuto fisiologico, ma che può talvolta sfociare nella patologia. Un fattore predisponente lo sviluppo di disturbo di dismorfismo corporeo in giovane età è rappresentato dall’avere subito abusi o forti traumi psicologici nell’infanzia o essere stati allevati in un contesto caratterizzato da un perfezionismo esasperato che non ha permesso di sviluppare un adeguato grado di autostima.

 

 

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

Le esatte cause del disturbo non sono note. Che il disturbo abbia una base biologica e che sia correlato al disturbo ossessivo compulsivo anche su questo fronte e non soltanto su quello delle manifestazioni cliniche è dimostrato dal fatto che il disturbo di dismorfismo corporeo tende a ripresentarsi in più membri della stessa famiglia (cosa che ne sottolinea anche l’ereditarietà) e in famiglie dove siano presenti una o più persone affette da disturbo ossessivo compulsivo. 

Sul piano neuropsicologico, invece, si ritiene che lo sviluppo del disturbo di dismorfismo corporeo sia legato a un processo cognitivo difettoso o mal direzionato da sollecitazioni esterne, che porta a enfatizzare l’importanza dell’aspetto fisico nella vita di tutti i giorni.

 

Trattamento: la psicoterapia può essere molto utile per superare il disturbo di dismorfismo corporeo, a integrazione di un trattamento farmacologico quando reputato necessario dallo specialista psichiatra.

La strategia che si è dimostrata più efficace è la terapia cognitivo-comportamentale, finalizzata a “desensibilizzare” il paziente nei confronti dello stimolo negativo attraverso l’esposizione graduale e calibrata allo stimolo stesso. Le situazioni da elaborare possono essere reali (terapia comportamentale) o soltanto immaginate (terapia cognitiva).

Per essere efficace, la terapia cognitivo-comportamentale deve prevedere incontri regolari, per un adeguato periodo di tempo (in genere, sei mesi-un anno) ed essere affiancata da uno sforzo del paziente nel cercare di ridurre/evitare comportamenti rituali e ricerca di rassicurazioni.

Se non affrontato precocemente con terapie specifiche il disturbo di dismorfismo corporeo può determinare uno serio scadimento della qualità di vita, numerosi problemi di ordine pratico sul piano familiare e lavorativo, nonché complicarsi con ulteriori disturbi psichiatrici come la Depressione Maggiore (60% dei casi), il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (30% dei casi), la Fobia Sociale e talvolta Disturbi del Comportamento Alimentare o Abuso di sostanze. A livello fisico, l’accanimento nei confronti del/i difetto/i da eliminare può esporre a rischi di salute evitabili (per esempio, nel caso di interventi di chirurgia estetica invasivi) o determinare esiti realmente poco accettabili che non fanno che peggiorare la situazione complessiva.

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Il disturbo da accumulo è stato recentemente riconosciuto nella 5° edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, quale categoria diagnostica a sé e disturbo autonomo (APA, 2013).

Risulta inserito all’interno della macro-categoria dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi e disturbi correlati.

Secondo l’attuale concettualizzazione il disturbo da accumulo è caratterizzato da:

  • Persistente difficoltà di gettare via o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro valore reale.
  • Questa difficoltà è dovuta a un bisogno percepito di conservare gli oggetti e al disagio associato al gettarli via.
  • La difficoltà di gettare via i propri beni produce un accumulo che congestiona e ingombra gli spazi vitali e ne compromette sostanzialmente l’uso previsto. Se gli spazi vitali sono sgombri, è solo grazie all’intervento di terze parti (per es. familiari, addetti alle pulizie, autorità).
  • L’accumulo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (incluso il mantenimento di un ambiente sicuro per sé e per gli altri).
  • L’accumulo non è attribuibile a un’altra condizione medica.
  • L’accumulo non è meglio giustificato dai sintomi di un altro disturbo mentale.

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

Le possibilità di terapia vanno identificate in riferimento allo specifico caso. In alcune situazioni il comportamento di accumulo può essere secondario ad altre patologie, in tal caso il percorso terapeutico sarà basato sulla patologia primaria. Nella maggior parte delle situazioni è viceversa il disturbo da accumulo stesso a risultare primario, in tal caso la Terapia Cognitivo Comportamentale specifica per l’hoarding, avendo dato prova di efficacia in numerosi trial clinici, risulta il trattamento di elezione.

 

Trattamento: Generalmente coloro i quali soffrono di disturbo da accumulo richiedono un trattamento a causa della presenza di disturbi in comorbidità (Tolin et al., 2008) e non direttamente per i comportamenti di accumulo. La richiesta risulta pertanto poco tempestiva per cui, quando arrivano in terapia, tali sintomi risultano spesso già piuttosto gravi e cronicizzati (Ayers et al., 2010; McGuire et al., 2013).

Sulla base di un recente articolo pubblicato da Kress et al. (2016), che mira a fare il punto della situazione in termini di diagnosi e trattamento del disturbo da accumulo, la Terapia Cognitivo-Comportamentale è considerata il trattamento d’elezione.

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La dermatillomania è caratterizzata da ricorrenti escoriazioni della propria pelle con conseguenti lesioni cutanee.

I pazienti con dermatillomania tolgono o graffiano ripetutamente la loro pelle per motivi non cosmetici (ossia, non per rimuovere una lesione che percepiscono come poco estetica o possibilmente cancerosa). Alcuni pazienti tolgono pelle sana, altri prendono di mira lesioni minori come calli, brufoli, o croste.

Alcuni pazienti tolgono la loro pelle piuttosto automaticamente (ossia, senza la piena consapevolezza), altri sono più consapevoli delle attività. La raccolta non è indotta da ossessioni o dubbi circa l’aspetto fisico, ma può essere preceduta da una sensazione di tensione o ansia che viene alleviato dall’escoriazione, che spesso è accompagnata anche da un senso di gratificazione.

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

I soggetti si grattano con le unghie, ma sono capaci di martoriarsi la pelle anche con pinzette, forbici, aghi, o addirittura con i denti. La parte colpita di norma è il viso, ma possono essere preda di attacchi anche braccia, petto, spalle, mani, labbra e cuoio cappelluto.

La persona che ne soffre, impiega moltissime ore della sua giornata ad ispezionarsi la pelle, con o senza lo specchio, e tralascia ovviamente gli appuntamenti quotidiani come lo studio, il lavoro e i contatti sociali.

 

Chi soffre di questo disturbo cerca in tutti i modi di camuffare con trucchi e vestiti i segni lasciati dalle proprie “torture”, in quanto il sentimento che li accompagna è sempre quello di vergogna, imbarazzo, senso di colpa; eviterà, così, luoghi pubblici come piscine, spiagge, palestre dove dovrebbe per forza spogliarsi e rendere pubbliche le loro escoriazioni.

 

La differenza con quello che può esser considerato un comportamento comune è l’incapacità di controllare l’impulso di tormentarsi la pelle e di non riuscire a fermarsi.

Questa pratica, infatti, diventa patologica quando assume il carattere di una compulsione, cioè quando il soggetto non riesce ad esimersi dal mettere in atto il comportamento, quando è ripetuto nel tempo, con una intensità sempre maggiore e, dunque, inizia a causare alterazioni cutanee evidenti e/o permanenti.  In questi casi la dermatillomania ha anche delle ovvie conseguenze sociali, relazionali, lavorative.

La dermatillomania spesso inizia durante l’adolescenza, anche se può insorgere a età diverse. 

In qualsiasi momento, circa 1-2% delle persone ha la malattia. Circa il 75% di loro sono donne.

Le cause precise sono tutt’ora ignote, però sono state formulate molteplici ipotesi, avvalorate da prime conferme scientifiche, che vanno dai fattori genetici, ereditari fino a quelli neurologici ed alla rabbia inespressa.

 

Le emozioni che precedono questo comportamento sono, di solito, ansia, noia, eccitazione, paura, e si nota come gli episodi siano caratterizzati da un aumento della tensione emotiva. Spesso tale comportamento viene messo in atto dal soggetto in uno stato simil-“trance” ed ha anche un effetto calmante.

 

Quindi, si possono ipotizzare due funzioni principali:  la funzione di regolarizzazione delle emozioni (come altri comportamenti autolesionistici, fa svanire quelle negative) o come una sorta di “ricompensa”, in quanto rilassa ed è estraniante, similmente ad altri disturbi del deficit di controllo del comportamento,  es: gioco d’azzardo, dipendenza da internet, binge eating, ecc.

 

Trattamento: Il trattamento d’elezione è la Terapia Cognitivo-Comportamentale. L’obiettivo primario è la modificazione del comportamento, per interrompere quanto prima le lesioni cutanee.

Il pizzicarsi la pelle viene considerata una risposta appresa, condizionata da una specifica situazione. La persona è quasi sempre inconsapevole della causa scatenante e non si accorge che alcuni eventi provocano questo impulso. La terapia consiste, proprio, nel renderla consapevole di queste situazioni di disagio che scatenano la risposta per imparare a mettere in atto comportamenti alternativi ed a fronteggiare le emozioni con strategie più efficaci. Vengono insegnate abilità di autocontrollo e gestione dello stress, insieme ad una adeguata ristrutturazione cognitiva dei pensieri negativi.

Una curiosità: in commercio negli ultimi anni esistono dei guanti per le persone con Disturbo da Escoriazione mediante cui è possibile incanalare l’ansia toccando gli ornamenti applicati alla lana del guanto.

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Questo disturbo è caratterizzato dal comportamento compulsivo di strapparsi peli e capelli dal corpo e porta spesso a calvizie, aumentando i livelli di stress del soggetto e minando le relazioni interpersonali.

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

Il termine tricotillomania si deve al medico francese François Henri Hallopeau e deriva dal greco thrìx (capello), tìllō (strappare) e manìa (mania).

Secondo il DSM-5 per poter fare diagnosi di tricotillomania devono essere soddisfatti i seguenti criteri:

A) Ricorrenti episodi durante i quali vengono strappati peli o capelli del proprio corpo. Tale comportamento porta alla perdita dei peli o capelli.

B) Ripetuti tentativi di ridurre o fermare questo comportamento.

C) Il disturbo crea significativo stress clinico o problematiche nelle aree sociali, lavorative o altre importanti aree di funzionamento.

D) La perdita di peli non è attribuibile a nessun’altra patologia (ad esempio problematiche dermatologiche)

E) Lo strappare i capelli è un comportamento non meglio spiegabile come sintomo di un’altra patologia psichiatrica (ad esempio il tentativo di migliorare un proprio difetto fisico nel disturbo da dismorfismo corporeo).

Spesso, ma non sempre, gli episodi compulsivi sono preceduti da un alto livello di tensione interna e sempre allo stesso modo, dopo l’episodio, compaiono sensazioni di sollievo o piacere.

Il comportamento compulsivo è messo in atto in solitudine, a volte mentre si guarda la televisione, mentre si legge o si parla al telefono o si è alla guida.

 

OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

La tricotillomania può colpire qualsiasi individuo a qualsiasi età. È però vero che, tendenzialmente, chi soffre di questo disturbo ha iniziato a manifestare il disturbo quando era bambino. Infatti, il picco di incidenza di tricotillomania nei bambini si colloca tra i 2 e i 6 anni di età. In questa fase della crescita dei bambini però, i sintomi del disturbo possono essere transitori. Diventano problematici se iniziano a presentarsi con frequenza per diversi mesi.

Oppure se compaiono in preadolescenza o in adolescenza, in questi casi infatti il disturbo tende ad essere più grave e a richiedere l’intervento di uno specialista. In questa fascia d’età è possibile sviluppare la tricotillomania in relazione a eventi o cambiamenti di vita stressanti per un bambino o un preadolescente. Ad esempio, il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media o lo sviluppo dei caratteri sessuali nel maschio e nella femmina possono essere momenti di cambiamento che possono essere vissuti con sofferenza o stress, generando e sviluppando così sintomi tricotillomanici.

Le cause della tricotillomania sono di ordine psicologico. Un episodio tricotillomanico può essere attivato da un umore particolarmente basso, oppure da una situazione particolarmente stressante anche se, non è raro, può capitare in condizioni in cui il soggetto è calmo e rilassato. Spesso a causare questo disturbo può essere un trauma non elaborato o condizioni di vita particolarmente stressanti.

 

Trattamento: la cura della tricotillomania prevede un lavoro sulle cause psicologiche che causano il disturbo e sulla riduzione dei comportamenti compulsivi. Come detto in precedenza il disturbo tricotillomanico ha caratteristiche simili al DOC e ad altri disturbi ossessivo compulsivi come il disturbo da dismorfismo corporeo e la dermatillomania. È infatti frequente che, chi è affetto da tricotillomania, abbia caratteristiche e sintomi di questi altri disturbi compulsivi.

La cura della tricotillomania è principalmente la psicoterapia, nello specifico è l’approccio cognitivo-comportamentale che ha dimostrato efficacia nella cura di questo disturbo.

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